Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/74

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58 LIBRO prima (fogni altra cosa chiamo il confessore, a cui accusarsi di tutte le passate sue colpe. E questi mi disse poscia, ch’era a lui stato cf incredibile maraviglia il vedere con qual coraggio e con quale costanza si disponesse a morire, come si ricordasse di ogni cosa avvenuta in addietro, come ben ordinasse tutto ciò che apparteneva a quel tempo, e con qual prudenza e con qual religione pensasse alle cose avvenire. Sulla mezza notte, mentre egli stavasi meditando tranquillamente, gli vien detto esser giunto il sacerdote coll’Eucaristico Sacramento. Egli allora si scosse, e, No, disse non sia mai vero che il mio Gesù, che mi ha creato e redento ) venga fino (alle mie stanze: levatemi, di grazia, levatemi tosto, acciocchè possa andargli all’incontro. E sì dicendo , e sollevandosi come meglio poteva, sostentato) da’ suoi domestici andò incontro al sacerdote fino alla sala; ed ivi teneramente piangendo si prostrò ginocchioni. Siegue il Poliziano riferendo una lunga e fervente preghiera che Lorenzo allor recitò, e quindi così continua: Queste e più altre cose diceva egli piangendo, e piangevano al par di lui tutti i circostanti. Il sacerdote comandò finalmente che il levasser da terra, e il riportasser sul letto, acciocchè più comodamente potesse ricevere il Viatico. Ei resistè per qualche tempo; ma poscia per rispetto verso il sacerdote ubbi(fi; e rimesso in letto , e ripetuta quasi la stessa preghiera , e compostosi in tal sembiante che tutto spirava gravità e divozione, ricevette il corpo e il sangue di Cristo. Quindi si diè a consolare il suo figlio Pietro, perciocché