Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/178

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8ao LIBRO dell’uno e dell’altro Diritto da lui composto, e a Lipsia ancora esso fu letto per qualche tempo, benchè poscia l’altrui invidia il togliesse dalle mani de’ professori. Venuto frattanto Pietro a Colonia, fu tale il concorso di ogni ordine di persone ad udirlo, che non v era luogo a tanta folla capace. Ei fu il primo tra’ forestieri che fosse ivi professore dell’uno e dell’altro Diritto; e tal fama se ne sparse per ogni intorno, che lo stesso imperadore Massimiliano , chiamatolo talvolta di notte tempo, godeva di udirlo dal suo letto disputare or di una cosa or di un’altra. Il re di Danimarca con sue premurosissime lettere, riferite dal Grazio, lo invitò ad andarsene alla sua corte, e lo stesso invito egli ebbe da’ duchi di Meckelburgo. Ma egli era fermo di ritornare in Italia, come raccogliesi dallo stesso opuscolo del Grazio, nel qual istantemente lo prega a non volere abbandonare Colonia, e gli rammenta perciò i pregi d’ogni maniera, di cui va adorna quella città. Tutte queste belle notizie dobbiamo al mentovato opuscolo, che è un continuo elogio di Pietro, nè di lui solamente , ma per riguardo a lui di tutta l’Italia. Rechiamo le precise parole di questo scrittore, con cui fa un magnifico encomio degli Italiani: Nobilìs mehercule est Italorum natura , magnae vires, animus audens , eruditio locuples, eloquentia singularis. Nesciunt subesse, qui praeesse consueverunt, qui victrices aquilas manu premunt. Heroes sunt. Omnia sine Tìieseo operanlur. Dclphicum illir A pollinis oraculum est, et Libctridum spelonca nj mpharum. Non