Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/185

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SECONDO S’JJ essere nel 1423 in età sufficientemente adulta (giacchè ivi non si parla di un giovinetto, ma di uno il quale erasi accinto a correggere gli errori di Tolommeo) un che poi visse fino circa il 1512? È d’uopo dunque affermare che prima del nostro un altro Pietro vi fosse, uomo di gran memoria egli pure, e inventore di qualche arte per coltivarla, come c’indican quelle parole peritissimus artifex memoriae. Così venisse a scoprirsi qualche altro monumento da cui potessimo avere di quest1 altro Pietro qualche più esatta contezza.

XXXII. Scorriamo ora quasi di volo i nomi di alcuni altri giureconsulti, de’ quali ragiona in seguito il Panciroli, per trattenerci poscia di nuovo più lungamente, ove ci avvenga d’incontrarne de’ più famosi. Giambattista da San Biagio, o, come altri il chiaman, Sambiasi padovano , secondo il Panciroli (c. 118), cominciò a leggere in Padova nel 14^7? c contiuuù per ben quaranl’anni; il che perù non combina con ciò ch’egli tosto soggiugne, che morì nell1 anno 1492- Nello stesso alinoci dicesi morto dal Facciolati (Fasti Gymn. pat. pars 2 , p. 49) j nia questi ne ritarda di due anni il cominciamento della lettura. Egli è autor di più opere che si annoverano dal Panciroli. Francesco Corte della nobilissima famiglia di questo nome in Pavia fu per molti anni professore di legge nell* università della sua patria; ed ivi morì nel 1495. Egli era rivale della gloria di Giason del Maino, di cui parleremo tra poco, e si riferiscon perciò alcuni detti pungenti che passaron tra loro. Il Panciroli però,