Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/216

Da Wikisource.

858 LIISRO mandatimi habcntern, excluswn loco legimus (in Regul Cancell Reg. De trienn. possess. qu. 2). Ma il Boeza riferisce il breve che Giulio II scrisse a Filippo, intimandogli che non usasse il titolo di auditore di ruota , e la risposta che su ciò gli fece Filippo; e nè l’uno nè l’altro accennano la suddetta ragione. Il pontefice scrisse soltanto a Filippo, ch’ei non dovea arrogarsi tal titolo, perchè comunque uomo dottissimo, non era mai entrato nel collegio degli auditori di rota; e Filippo rispondegli che Innocenzo VIII gli avea con suo mandato, di cui gli trasmette la copia, conceduto quel titolo , di cui per altro appena mai avea egli usato, e di cui, poichè il pontefice così comandava, non sarebbesi più servito. Qui dunque non veggiamo accennarsi neppur da lungi l’illegittimità de’ natali, la quale perciò io credo che possa considerarsi almen come molto dubbiosa. E molto più che veggiamo amendue i fratelli allevati con ugual premura da Tristano lor padre. Avea egli destinato Lancellotto allo studio della giurisprudenza, ed ei ne era già professore in Pavia, quando Filippo per comando del padre cominciò a coltivare in Milano gli studj dell’amena letteratura. La pestilenza constrinse Filippo in età di circa 17 anni a fuggire dalla patria, e a ritirarsi presso il fratello a Pavia, ove mosso dagli esempj e dalle istanze di Lancellotto egli ancora si volse alle leggi. Ricorreva egli sovente ne’ suoi dubbi al fratello; ma questi o annoiato, o ingelosito, regettavalo spesso aspramente: e Filippo perciò cominciò a valersi di altri, e singolarmente di