Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/258

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9«0 LIBRO dispone, ergendolo in regno malgrado di Ladislao. Essa fu devoluta al pontefice, e il Roselli fu destinato a difender la causa non già di Sigismondo, come si dice dal Panciroli e da altri, ma di Ladislao, come afferma il Barozzi; ed egli ottenne in fatti quanto bramava, con che tanto crebbe in istima presso il pontefice, che questi per onorarlo scelse Rosello di lui nipote per andare ambasciatore in suo nome al medesimo re Ladislao, e a Carlo* VII re di Francia. Morto poscia Martino V e succedutogli Eugenio IV, questi fece parimente gran conto della prudenza e del sapere del Roselli , e ne1 dispareri che ne’ primi anni del suo pontificato egli ebbe coll’imperador Sigismondo, benchè il Roselli potesse esser sospetto a Cesare per le parti di Ladislao contro di lui sostenute, a lui nondimeno inviollo tre volte per trattare di accordo. Ed egli sì felicemente vi riuscì, che ottenne al medesimo tempo il favore di Sigismondo, da cui (e non già dal pontefice, come afferma il Panciroli) ebbe il titolo di conte Palatino con più privilegi a quel titolo annessi, e insieme si rendè sempre più caro ad Eugenio, il quale non mollo appresso inviollo al re di Francia per gravissimi affari , come dice il Barozzi, cioè, come parmi probabile, all’occasion del concilio di Basilea. Ivi ancora fu sì grande l’applauso al saper del Roselli, che avendolo il re onorato del titolo di suo consigliere e di cavaliere, Renato duca allor di Lorena, e poscia re di Napoli, gli pose di sua mano gli sproni a’ piedi, e la spada al fianco. Tornato poscia a Roma, difese presso