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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/358

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IOOO LIBRO quel nome per isfuggire la taccia di avere egli stesso scritta la propria sua Vita. Ma che essi siali veramente opera di Pio II, e i più autorevoli codici, e tutti gli autori contemporanei ci fan certa fede; di che veggansi le riflessioni del diligentissimo Apostolo Zeno (Diss. voss. p. 321). Nè questa e la sola opera storica ch’ei ci abbia lasciata. Mentre era al concilio di Basilea, e mentre con più calor sosteneva il partito contrario ad Eugenio, scrisse in due libri la Storia delle cose in quel Concilio avvenute fino al 1440 e in essi ci dà a vedere il suo animo mal prevenuto contro il pontefice, e tutto imbevuto de’ sentimenti che condusser quei Padri allo scisma. Quest’opera era troppo utile a’ disegni de’ Protestanti del secolo xvi, perchè essi non la divolgassero. Fu dunque pubblicata la prima volta, senza data d’anno e di luogo, poco dopo la condanna delle opinioni di Lutero, della qual prima assai rara edizione si ha copia in questa biblioteca Estense. Fu poi di nuovo data alla luce da Ortwino Grazio l’anno 1535 nella Raccolta intitolata; Fasciculus rerum expetendarum , ec., e altre edizioni ancora se ne son poscia fatte. Ma i Protestanti editori a operare sinceramente doveano avvertire che Enea Silvio prima ancora di esser pontefice cambiò sentimenti, e in altre sue opere scrisse molto diversamente sull’autorità del vicario di Cristo, e che finalmente l’anno 1463 con una sua bolla fece solenne ritrattazione di tutto ciò che in quell’occasione avea scritto. Il lungo soggiorno da lui fatto in Germania gli diede occasione di esaminar lo