Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/504

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I l46 LIBRO Padovaj c fu autor di più opere di diversi argomenti, che si annoverano, dopo gli scrittori padovani, dal Fahricio (Zi’ibi mal. et inf. Latin. t. G, p. 2), alle quali deesi aggiugnere la , Vita del Petrarca, che dal Tommasim fu pubblicata. Questa però non è che un frammento della grand’opera da Secco composta, e in diciotto libri divisa, e intitolata de Scriptoribus illustribus latincie lingnae. Essa non è mai stata data alle stampe, benché se ne abbia piò codici nelle biblioteche, e poco veramente ne potrebbe giovare la pubblicazionej perciocchè, benchè egli v’impiegasse lo spazio di 25 anni, e molto si affaticasse nel raccogliere le notizie di tutti gli antichi scrittori latini, e di alcuni ancor tra’ moderni, non fu nondimeno molto felice nè nella scelta delle materie, nè nel modo di esporle. Nè io posso recarne miglior giudizio, che riportando quello di Paolo Cortese, il quale così ne dice (De Homin. doct. p. 16): Alterius (cioè il Secco) sunl vi giriti ad filium libri scripti de claris Scriptoribus (forse erra il Cortese dicendo che venti sono tai libri, mentre comunemente non se ne veggono che diciotto , ma forse ancora ei n1 ebbe un codice / diviso in venti) utiles admodum, qui jam fere ab omnibus legi sunt desiti. Est enim in judicando parum acer, nec servit aurium voluptati, quum tractat res ab aliis ante tractatas: sed tratte da1 monumenti degli archivi padovani, ci ha date il eh. sig. abate Brunaoci (De re niunniar. palavin. l. 12?), il quale osserva che in essi egli è detto Aico Srr Bartolomaei dirli Polentoni de Riciis de Levici e eh’ci cominciò ad esercitare l’arte di uotaio uel