Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/564

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XX. Al 11 limerò e al valore di sì illusiti inae.stri corrispose il numero e il valore degli Italiani loro discepoli. Noi però ne sceglieremo, come già abbiam detto, alcuni solo de’ più illustri: a Uri nienti quando mai questa.Storia giungerebbe al suo compimento? Cominciam da tre Fiorentini, che più copiose prove ci diedero del loro studio di questa lingua. E ci si fa innanzi dapprima Lapo da Castiglioncliio, detto anche Lapo Birago, nipote di quello che nel tomo precedente abbiam rammentato tra’ canonisti (*). Ei fu scolaro in Firenze di Francesco Filelfo; c alcune lettere dello stesso Filelfo ci mostrano in quanta stima egli avesse questo suo scolaro, e quanto a Lapo fosse caro il suo maestro (l. 2, ep. 2G, 33, 43, 44). (Coltivò 1’amicizia di Ambrogio camaldolese (Amb. camald. I. 13, ep. 2), di Francesco Barbaro, a cui abbiamo una lettera da lui scritta, pubblicata dal Cardinal Querini (Diate, ad Ep. Barb. p. 124), del Cardinal Cesarmi, a cui pure si ha una lettera di Lapo fra quello del suddetto Ambrogio (l. 25, ep. 36), e di altri uomini dotti di quell’età. A lui dobbiamo le nella reale Biblioteca di Madrid, cioè alcuni Scolli sopra Esiodo, (he sono stampati, alcuni trattati di Oramalica scritta l’anno 1422 , un opuscolo su i Dialetti e alcuni Lomenti sulle Poesie di Pindaro (R. Matrit. Bibl. Codd. grette, t. 1, p. i), 270, 427, ^76, 44^)• (*) Ho qui confusi insieme Lapo da Cnstighon hio c Lapo o I nmpo Birago, che sono due personaggi 1 un dall’altro diversi. Del secondo, che fu di patria milanese , si posson vedere distinte notizie presso il co. Mazzucchelli (Scritt, ital. t. 2, par. i, p. 12*9)•