Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/176

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13go LIBRO nieo Prignani, da cui raccogliamo ch'egli era venuto a Modena per osservarne le antichità: Interea aspicio vatem cognomine Marsum, Inter mortales qui modo clarus erat. Venerat et Mutinam, priscae quo signa ruinae Cerneret et veterum grammata Pyramidum De imper. Cupiii. I■ 4Di Pietro Barozzi vescovo di Padova rammenta il Giraldi la Vita di Cristo da lui distesa in versi; intorno al qual autore più ampie notizie si posson leggere nell’opera del co Mazzucchelli (Scritt. ital. t 2, par. 1, p. \ 18). Finalmente accenna il Giraldi i nomi di Domizio Palladio da Sora, del Cantalicio e di Francesco Zambeccari, poeti anch’essi di qualche nome. L’averli questo dotto scrittore creduti degni di esser nominati tra’ poeti famosi di questa età, non ci ha permesso di passarli sotto silenzio. Molti altri potrebbon fra essi aver luogo, ma sono men conosciuti, perchè le lor poesie non hanno avuta la sorte di venire alla pubblica luce. Tra essi Bartolommeo Pagello cavalier vicentino fu al par d’ogni altro elegante poeta, come ben si raccoglie e da alcuni frammenti che ne ha pubblicati il P. Angiolgabriello da noi mentovato altre volte (Scritt. vicent, t. 2, par. 1, p. 262), tratti dalle molte poesie inedite che se ne conservano in Vicenza, e da’ grandi elogi con cui di lui ragionano alcuni de’ migliori scrittori di que’ tempi; fra’ quali il Parrasio non teme di affermare ch’ei non saprebbe decidere a chi si dovesse la preferenza tra lui