Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/215

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TT.A7.0,43‘J di sminuirne la gloria, io non seguirò il loro parere, finchè essi non mi mostrin cose migliori scritte da essi, o da altri; il che non veggo che alcun finora abbia fatto (De Poet. suor, temp. p 528). Così avesse egli nelle sue poesie amorose usato di uno stil più modesto! Ma egli bramoso di ritrarre in sè stesso l’eleganza degli antichi poeti, ne ritrasse ancora le oscenità. E ch ei fosse uomo di non troppo onesti costumi, ne abbiamo ancora in pruova uno de’suoi dialogi, in cui egli introduce il suo figliuolino Lucio, che avendo udita sua madre confessarsi a un sacerdote, e invece delle sue colpe raccontargli le infedeltà usatele dal marito, con fanciullesca semplicità le riferisce ad altri (Antonius dial.). Oltre queste opere ne abbiamo ancora i sei libri De Sermone da lui composti in età di 73 anni, e i due De Aspiratione, cinque dialogi in prosa latina, in alcun dei’ quali ancora egli scrive con più libertà, che ad uomo onesto non si convenga. Delle quali, opere ci han dato un esatto catalogo il Fabricio (Bibl. med. et inf. Latin, t. 6, p. 4) ec.), e in parte il Zeno, il quale ancora ne accenna i Comenti sopra Catullo non mai pubblicati, e l’edizione da lui procurata della Gramatica di Remnio Palemone, e il codice che prima d’ogni altro ei trovò delfiniera.sposizione di Donato sopra la’Eneide di V irgilio. XXXII. Al Pontano dovette Napoli la famosa sua Accademia, che già fondata dal Panormita, fu da lui sostenuta e condotta a stato sempre migliore. Ne abbiam già parlato a suo luogo; e si può vedere l’illustre catalogo di quegli