Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/294

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i f»o8 unno Salvino Salvini, in cui egli venne ascritto a quella cittadinanza (Fasti consol. pref. p. 18) (a). Questo scriltor medesimo cita un decreto dell’anno 1455, da cui si trae die anche in quest1 anno era il Filclfo in Firenze nello stesso impiego; ma tutte le lettere da lui scritte in detto anno col mostrano in Milano, e convien dire perciò, che sia corso in quel numero qualche errori;. Ma in mezzo a sì grandi onori soggiugne il Filelfo eh’ ei ben si avvedeva di aver de’ nemici. E nomina Niccolò Niccoli e Carlo Aretino 5 e anche di Ambrogio camaldolese mostra di non fidarsi abbastanza. Da Cosimo de1 Medici confessa di essere onorato ed amato. Ma poscia questi non men che Lorenzo fu da lui posto nel numero de1 suoi nemici. E certo il Filelfo nelle sue lettere scritte ne1 cinque anni eli’ei si trattenne in Firenze, ci parla assai spesso delle persecuzioni eh1 ei vi ebbe a soffrire, e narra fra le altre cose il pericolo in cui trovossi un giorno, che andando alla sua scuola fu assaltato colla spada alla mano da un sicario, e a gran pena camponnc la vita (l. 3, ep. 4)} e mostra d1 esser persuaso che (a) Monsig. Fabbroni ha prodotto un decreto del Comun di Firenze de’ io marzo di questo stesso anno 1431, in cui comanda che Francesco Filelfo interprete di Dante sia confinato a Roma per avere ingiuriosamente parlato della Repubblica veneta (Vita Cosm. Med. t. 2, p. 69). Se dunque esiste il decreto dal Salvini pubblicato de’ 12 dello stesso mese, convien dire che gli amici del Filelfo si maneggiasse!- per modo che ottenesser la rivocazion della pena due giorni prima intimatagli. E certo ei continuò ancor qualche anno il soggiorno in Firenze.