Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/327

Da Wikisource.

TFRZO I54I per riguardo al tempo in cui furono scritti (*). Egli era ancora in Milano a’ 26 di giugno l’an 1476 perciocchè negli Atti dell’ università di Pavia si vede in quel giorno accennato un decreto pro salario designato Magistris Hieronymo Cribello et Ubertino Cresentino ad lecturam Rhetoricae Mediolani. Dopo la morte del duca Galeazzo Maria, veggendo Ubertino che in mezzo a’ torbidi allora insorti ei non poteva esser sicuro, ritirossi a Casale di Monferrato, ed ivi aprì pubblica scuola sotto la protezione del marchese di Monferrato signor di quella città, dal quale insieme e da que’ cittadini fu onorato di ampio stipendio. D)’ allora in poi non sappiamo che avvenisse di lui. Troviam solo che’ ei diè ancora alle stampe il Comento sopra le Eroidi di Ovidio 5 e il Sassi ne rammenta innoltre alcune poesie latine e un’orazione in lode di Francesco Sforza, che si conservano manoscritte nell’Ambrosiana. L’Argelati fra’ professori d’eloquenza in Milano nomina ancora Antonio da Ro, detto in latino Raudensis, dell’Ordine de’ Minori (Bibl. Script, mediol. t. 2, pars 1,p. 1213, ec.), a cui abbiamo una lettera scritta da Gallarate borgo vicino a Ro nella diocesi di Milano dal b. Alberto da Sarziano (inter ejus Op. p. 400), nella quale (*) Oltre il Coniento qui nominato sulle Lettere famiglimi ili Cicerone, avea Ubertino Cherico ancor coment.iti i libri degli Ottici del medesimo Cicerone e il primo delle Metamorfosi d’ Ovidio; e nella prefazione al suddetto Comenlo ei dà speranza a’ lettori di dar presto alla luce questa ed altre sue fatiche. Ma non sembra eh’ egli eseguisse il suo disegno.