Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/329

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TERZO i543 gran nomo, Giorgio Menila il quale per più anni vi tenne scuola. Ma di lui già abbiamo trattato nel ragionar degli storici di questa età. E più altri potrei ancor rammentare, che nella stessa città, singolarmente a’ tempi degli Sforzeschi, e in altre università italiane furon maestri di belle lettere; ma l ampiezza dell’ argomento che trovomi aver fra le mani, mi consiglia ad usar brevità, e a ristringermi a que’ soli che in sapere e in fama andarono innanzi agli altri. XXXI. Tra questi deesi distinto luogo a’ due Valla, Lorenzo e Giorgio, che in questo secol medesimo salirono a gran nome; e il primo singolarmente, di cui non v’ ebbe forse alcuno a que’ tempi che per guerre sostenute al pari che mosse fosse più rinomato. Di lui perciò tratteremo qui con qualche particolar diligenza, anche perchè niuno, ch’io sappia, ne ha scritta stesamente la vita. Il Bayle gli ha dato luogo nel suo Dizionario; ma ciò ch’ egli ne dice, è tratto per lo più da troppo moderni scrittori, e non ci spiega abbastanza il carattere di quest’ uom singolare. Noi ci varremo delle stesse opere di Lorenzo, e di quelle ancora che contro di lui furono scritte, procurando di distinguere ciò che nell’une e nell’altre vi ha di certo, da ciò che deesi attribuire al caldo della disputa e al furor di partito. Che Lorenzo nascesse in Roma, affermalo chiaramente egli stesso in più luoghi delle sue opere, e singolarmente nei’ suoi Antidoti contra Poggio: Romam, in qua ego natus sum (Op. p. 329, ed. Basil. 1540). Credesi nondimeno