Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/412

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i626 unno non potesse limar meglio le cose sue, e toglierne i difetti che la fretta e gli altri pensieri gli facean commettere. LX. Il Piemonte e il Monferrato ebbero pa■ rimenti alcuni celebri professori di grammatica e d’eloquenza; ma io dirò solamente della città di Alba nel Monferrato, perchè intorno ad essa mi è stato liberale di varie notizie il sig bar Giuseppe Vernazza da me altrove rammentato con lode. Negli Statuti di quella città. compilati alla metà del secolo xv, abbiamo indizio del favore di cui ivi godevano i buoni studj; perciocchè vi si ordina che i giureconsulti, i medici e tutti i professori delle arti liberali, sì cittadini che forestieri, trattone il fodro pe’beni immobili, sieno esenti di qualunque gravezza. In quelle scuole ebbe nome tra gli altri Venturino de’Priori, di cui nella biblioteca de PP. Domenicani di quella città conservasi un codice a penna col titolo: Venturini (de Prioribus Albensis Accademiae Rectoris eximi i opera; e vi si contengono fra le altre cose cinque orazioni miste di prosa e di versi in vari metri da lui dette in diverse occasioni tra’1 1^82 e’1 i485. Si aggiungono nello stesso codice alcune poesie e alcune epistole latine di Antonio Calderati nobile cittadino di Alba e scolaro di Venturino, scritte prima del 1490)Da una di queste lettere noi raccogliamo ch’ egli avrebbe bramato di recarsi all’università di Torino; ma che la grave spesa che dovea farsi perciò, lo tratteneva, e che frattanto attendeva allo studio della giurisprudenza in Alba, ove Bernardo Braida nella chiesa cattedrale spiegava