Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/420

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1634 unno ganti epitaffi ili onor di esso, clic si rapportano dal march Maffei. Ma se egli ebbe nimici, ebbe ancor non pochi ammiratori del suo sapere; e Lucio Fosforo vescovo di Segni tra' gli altri, scrivendo ad Alessandro Cortese (ib. cp. io), 11011 teme di affermare che i soli tre scrittori veramente eleganti di quell’età erano Lorenzo Valla, il Calderini e il Poliziano. Nel che però è certo che il Fosforo ha esagerato alquanto; poichè le opere del Calderini son ben lungi da quella eleganza che allora ad alcuni altri scrittori cominciava ad essere famigliare. Ma a qualche scusa de’ difetti non men dello stile, che degli altri errori ne’ quali il Calderini possa esser caduto, convien valersi dell’opportuna riflessione del sopraddetto Antiquario, che di lui dice: mors illum immatnra praeripuit emendaturum fortasse si quid inconsideratius exciderat. E similmente Giglio Gregorio Giraldi, parlando di alcuni versi da Domizio composti, afferma (De Poet. suor. temp. dial. 1) ch essi ci scuoprono il raro ingegno di cui egli era dotato, e che, benchè molti ne invidiasser la gloria, avrebbe nondimeno, se fosse vissuto più lungamente, recati segnalati vantaggi alle lettere. LXII. Nè solo le popolose città, ma i villaggi ancora vedeansi talvolta onorati da qualche celebre professore che ivi apriva pubblica scuola (*). (*) A provare sempre più chiaramente che anche i villaggi aveano di questi tempi i suoi maestri di grammatica, mi ha il ch. sig. barone Vera a zza additato un certo Gabriel Carlo maestro in Govone villaggio presso Alba, a cui scrive una lettera quell Antonio Calderai!