Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/434

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iG.j8 tiBno LXV1L Anche in Inghilterra sappiamo che condotti furono professori italiani, acciocchè ivi spiegassero pubblicamente gli oratori e i poeti. Ne abbiamo una indubitabile testimonianza in una lettera di Pio II, scritta mentr egli era in Allemagna circa la metà di questo secolo, in cui parlando del duca di Gloucester, che l’an 1422 fu dichiarato reggente di quel regno, così dice: Huic tanta litterarum est cura, ut ex Italia Magistros asciverit Poetarum et Oratorum interpretes (ep. 1 o5). Chi fosser questi, egli nol dice, nè io trovo lume a saperne più distintamente, non avendo io notizia che di quel Livio nominato già tra gli storici. Ei certo non può favellare del Balbi testè mentovato, perchè questi non passò in Inghilterra che molti anni dopo la morte di Pio II. Ma chiunque essi fosser, ella è questa una nuova chiarissima pruova della gran fama in cui erano i professori italiani, poichè essi furon fra tutti trascelti ad andare in sì lontane provincie per tenere scuola di lettere umane. LXVIII. Chiudiamo finalmente la lunga serie de’ professori di belle lettere col ragionar di uno il quale per poco tempo ne insegnò dalla cattedra i precetti, ma giovò molto nondimeno co’ suoi libri ad agevolarne lo studio. Parlo di Niccolò Perotti arcivescovo sipontino, ossia di Manfredonia, del quale ha esattamente parlato il ch. Apostolo Zeno (l. cit. L 1, p. 256, ec.), alle cui ricerche però ci riuscirà forse d’aggiugnere qualche osservazione. Questo eruditissimo scrittore pruova con indubitabili monumenti che il Perotti nacque ili Sassofcrralo l’anno i43o,