Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/452

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IGG6 I.IBRO d noni grande e maraviglioso nel predicare. Ovunque egli ne andasse. traeva a sè tutto il popolo. Fu eloquente e forte, nel ragionare, d incredibil memoria, di tal grazia nella pronuncia, che. non mai destava sazietà negli uditori; di voce, sì robusta e durevole, che non gli venia mai meno, e, ciò ch è più ammirabile in una grandissima folla di popolo era udito ugualmente e colla stessa facilità dal più lontano che dal più vicino. Molti col suo parlare ei sollevò dalla feccia, in cui giacevano. de’ vizi; recò soccorso ed aiuto alle anime di molti, e molti trasse dal secolo alla Religione. Pe quali meriti, e per l innocenza della sua vita e santità dei’ costumi, da Niccolò V fu annoverato tra’ Santi. IV. Nè però mancarono a S. Bernardino avversarj e nemici in gran numero, come già si è accennato. Abbiamo altrove veduto (sup. c. 5, n. 26) che Francesco Filelfo, mentre il Santo predicava in Milano, ardì di motteggiarlo e deriderlo. Poggio fiorentino, dalla cui maldicenza pochi andarono immuni, lui ancora prese di mira, ma nell'atto medesimo di accusarlo, ei non seppe negarli la lode di una rara eloquenza. Egli introducendo a parlare Antonio Losco, Cincio romano e Bartolommeo da Montepulciano (Dial. de Avariti a, sub int), fa loro dire che Bernardino, il quale allora predicava in Roma, era il più eloquente e dotto oratore che si fosse udito; ch era singolarmente maraviglioso nel persuadere e nell’eccitare gli affetti, enei muovere il popolo or alle lagrime, or, se l argomento chiedevalo, alle risa; ch era a bramarsi ch’egli non partisse giammai da Roma;