Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/490

Da Wikisource.

1704 Linno serzione. Delle gran fabbriche de’ Gonzaghi marchesi di Mantova parla il ch ab Bettinelli nel primo de’ suoi Discorsi sulle Lettere e sulle Arti mantovane, e rammenta fra le altre cose il march Lodovico, e il chiamar ch’egli fece a Mantova Andrea Mantegna e Leonbattista Alberti, uno pittore, l’altro architetto de più famosi che allor vivessero e noi ancora nel parlare dell’Alberti abbiamo accennato il celebre tempio di S. Andrea, che in quella città fu secondo il suo disegno innalzato. Io non finirei sì presto, se volessi scorrendo per tutte le città d Italia additare i vasti e superbi edifizj che in questo secolo vi furono innalzati. Que’ medesimi principi il cui dominio era ristretto in assai angusti confini, parea che volessero in ciò gareggiare co’ più potenti. Basti accennarne in prova ciò che abbiamo negli antichi Annali di Forlì pubblicati dal Muratori, ove descrivonsi a lungo i palagi, i portici, le piazze, le torri ed altre fabbriche di cui quella città fu abbellita ed ornata verso il 1473 P*no degli Ordelaffi, che ne era signore (Script. Rer. ital. vol. 22 ì p. 230, ec.). E lo stesso dicasi de’ Malatesti, de’Bentivogli e di altri signori italiani, il lusso e magnificenza dei’ quali parve andar del pari con quella de’ più potenti sovrani (a). (n) I duchi d’Urbino non cederono in questo genere di magnificenza a’ più potenti sovrani. Basti accennare il lor palazzo che tuttora sussiste nella stessa città di’ Urbino, uno de’più maestosi che abbia l’Italia. Ne fu architetto quel Francesco di Giorgio sanese di cui si è parlato nella parte I di questo tomo. Egli fu uno