Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/491

Da Wikisource.

TERZO iyo5 IV. Ma due altre città d'Italia per fama di pubblici e di privati edifizj si distinsero sopra tutte Firenze e Roma. Io non parlerò delle fabbriche innalzate nella prima di queste città, perciocchè di alcune delle più celebri dovrem dire trattando de più famosi architetti. Qui avvertirò solamente che molto dovette l’architettura al gran Lorenzo dei’ Medici, non sol pe tesori che nelle sue magnifiche fabbriche ei profuse in gran copia, ma ancora per l’ottimo gusto ch’ei v’introdusse. Niccolò Valori, che ne scrisse la Vita, racconta (Vita Laur. Med. p. 46) che’egli era amantissimo di quest’arte, e che studiava di rinnovarne, l’antica maestà; il che egli diè singolarmente a vedere nel palazzo di Poggio a Caiano. Aggiunge ancora (ib. p. 62), che molti aveano sì grande stima del saper di Lorenzo in architettura, che a lui inviavano i modelli e i disegni di quelle fabbriche che voleano innalzare, e che fra gli altri Ferdinando re di Napoli, avendo in animo di rifabbricar la sua corte, ne chiese a Lorenzo, e ne ottenne il disegno. Per ciò che appartiene a Roma, le Vite de’ romani Pontefici, e quelle principalmente di Niccolò V, di Paolo II e di

  • Sisto IV, sono piene delle opere di sovrana

magnificenza, di cui essi ornarono quella città, sicchè più non avesse a dolersi di aver sofde’ più valorosi architetti che fiorissero sulla fine di questo secolo, e in più altre grandiose fabbriche fu adoperato, e fra le altre in quella del duomo di Milano (V. Lettere sortesi, t. 3, p. 67, ec.). Tiraboscui, Voi IX. 3t