Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/140

Da Wikisource.
  • 26 li uno

ne ci si giunca, nè ci sì vetld mala conili, zione.... trem è. che qui non ci si spera quelle dignità che conducono altrui a gradi superiori; imperò chi si contenta di poco ben di fortuna con molta soddisfazion di conscientia venga qui (Let. t. 1, p. 58). Non er;i però $sì tenue la fortuna di cui godevan coloro ch erano pel lor sapere stimati dal marchese del Vasto f e noi vedremo parlando di Giulio Cammillo, che questo splendido cavaliere gli assegnò lo stipendio annuale di 400 scudi, c 5oo gliene sborsò immantinente pel viaggio che allor dovea fare da Vigevano a Venezia. In un’altra lettera de’ 22 d’aprile dello stesso anno, Credami pure, scrive il Contile (ivi p. (69), che di questo Principe sono assai maggiori le virtù che le laudi. Anzi chi lo pratica, et per la beò lezza singolare del suo corpo, et per la gratia, che lo fa d aspetto divino, et per la naturale eloquenti a, onde niun da lui si parte mal soddisfatto, s' ingombra di tante idee la mente, di quante maraviglie escono da ogni sua attione in ogni tempo et in ogni luogo. In qual maniera poi si contenesse egli co’ letterati che avea alla sua corte, udiamolo da una lettera dello stesso Contile scritta a’9 di giugno del i5 ¡3 (ivi p. 90). Il Sig. Marchese del Vasto prende cotidiana consolazione di domandar hor uno, hor un altro, hor di hi storia ì hor di cosmographia, hor di S. Scrittura, et il più delle volte di poesia, dove egli ancora mostra bellissimo ingegno, come alcune sue cose ne ponno far testimonio. Di questi medesimi si prevale in mandargli a negoziare con diversi Principi tanto