Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/141

Da Wikisource.

PRIMO J2» Ji cose di guerra, quanto ancora d altre necessarie occasioni. Nella schiera di costoro mi trovo io; per lo che non solamente ho tempo di studiare, et di conversare con i dotti, ma parimenti d imparare nei ragionamenti che ogni giorno dinante a tanto Principe si fanno. Qui si trova (Giulio Camillo, il Cavalier Vendramino il Quinzio, uomini, come si dice, della prima bossola dell’ età presente. Ma niuna cosa ci descrive più vivamente il cortese animo insieme e r avidità di studiare del marchese del Vasto, quanto una lettera di Girolamo Muzio in cui descrive il viaggio che con lui fece da Vigevano fino al Mondovì nel 1543: Dal partir nostro di Vigevano, dice (Lettere p. 6(5, ed. ven. 1600), infin che siamo arrivati qui al luogo delle faccende, il Sig. Marchese ha sempre havute le Muse in compagnia: et ha fatto infino a dodici sonetti, et una lettera di ben cento versi in rime sciolte per risposta di una mia; et ha costretto me a fare ogni giorno alcuna cosa. In cavalcando faceva come a gara, che egli ed io ci rimovevamo dalla compagnia: et come io haveva fatto un sonetto, così andava alla volta sua a recitarglielo, et il medesimo faceva egli con me facendomi chiamare. Poi come eravamo giunti la sera allo alloggiamento, io scriveva ciò chè io haveva composte il giorno, et glielo portava. Et egli di sua mano scrivea le cose sue, et o me le mandava, o le mi dava, come io andava a lui. Lo stesso Muzio ci dà altrove l idea della cortesia e della docilità di questo eroe, narrando che, venuto egli a ragionare con lui su certa