Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/149

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PRIMO 135 avea nel dettarle facilità ed eloquenza non ordinaria. Egli è certo y dice Pietro Aretino scrivendo a Scipio Costanzo intorno allo scriver lettere, che il gran Guido Rangone recolenda memoria valse assai in dettarle; et anche il Conte Lodovico fratello suo è di molta eloquentia in ciò (Lett. l. 2, p. 48). Queste lodi in bocca dell’Aretino potrebbon parer sospette, poichè veggiam che il co Guido non sol ’ onorava talvolta con sue lettere (Lettere all’ Aretino, t. 1, p. 234), ma ancor con doni, come diremo tra poco. Testimonio assai più degno di fede ne abbiamo nella lettera dedicatoria con cui Giglio Giraldi gli offre il sesto de’ suoi Dialoghi sulla Storia de’ Poeti. Ella è troppo lunga per essere qui inserita. E io ne recherò solo quel tratto che appartiene agli studi, lasciando ciò che spetta alla guerra nè spiacerà, io spero, a chi legge, ch’ io il riporti nel suo originale latino. Sed incredibili % quaedam ingerii i tui vis ac magnitudo nec disciplinam nec usum tam multum desiderabat; ita enim tibi partim comparaveras a peritis percontando, partirli in rebus gestis et libris legendis, partim et quotidiana et assidua quadam exercitatione. Nam cum primum domo profectus es y literarum et rei militaris rudis non fuisti: adhuc enim pene infans cum armis literas, libros et stilum cum equis et hastis contulisti, tantumque proferisti, ut longe post te aequales reliqueris. Quid nunc dicam de carminibus abs te in adolescentia compositis? quid de mira illa tua in perscribendis quotidiani sermonis epistolis elegantia? qua non modo tui