Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/187

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PRIflO j-3 Andrea Alciati a Francesco Calvi (Marq. Gudii Epist. p. 96), qui Senatui praesidet et Gymnasii Papiensis tutelam sustinet, ultro operam suam mihi obtulit, ut grandi stipendio profitear. Sed in praesentia id fieri non posse ait, propter summam aeris penuriam, qua Dux noster opprimitur. E nel febbraio dell anno seguente (ib. p. 98): Ego in ea Ac.adernia pro/iteri nolim, quod sciam in praesentia non esse, quod Doctoribus detur; omnia absumunt milites, nec praeter bona verba habet Dux, quod togae praestet. Il maggior lustro però, ch essa in questo secolo ricevesse, le venne dal pontefice S. Pio V e dal cardinale S. Carlo Borromeo. Amendue aveano ivi ne’ lor primi anni atteso agli studi j e amendue si mostrarono grati al frutto che tratto ne aveano, non solo coll’onorare quella università della lor protezione e del loro favore, ma colla erezione di due magnifici e ben dotati collegi che sono tuttora due de’ più ragguardevoli ornamenti di quella città e di quello Studio, e amendue ritengon tuttora il nome dei’ loro fondatori.. VII. Ciò che nel capo precedente si è detto della magnificenza de duchi di Ferrara nel fomentare gli studi, ci può persuader facilmente che l’università di quella lor capitale fu in questo secolo una delle più rinomate. In fatti da un documento accennato dal! Borsetti (Hist. Gymn. ferrar, t. 1, p. 139) raccogliesi che al principio di esso fra gli altri stranieri eranvi non pochi Inglesi, sicchè essi nel corpo della università formavano una distinta nazione. Le lunghe ed ostinate guerre, dalle quali il duca Alfonso I VII. Di quella i Vairara.