Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/189

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fine, così non è a dubitare che la università non fosse tosto riaperta. E certo così negli ultimi anni del detto duca, come a tempi di Alfonso II di lui successore, fu sempre quella università al par d’ ogni altra fiorente, e appena v’ ebbe uom celebre per sapere, che non venisse a farne pompa da quelle cattedre. Vili. L1 università di Torino fondata al principio del secolo precedente, come a suo luogo si è detto, e trasportata poscia più volte ora ad uno or ad altro luogo per cagione delle guerre, non avea ancor sede ferma e sicura. Più infelice ancora fu la condizione di essa nei primi sessant’ anni di questo secolo 7 quando que sovrani costretti a star lungi da’ loro Stati, dovean prima pensare a riacquistarli, che a far in essi fiorire le lettere e le arti. Ella ebbe nondimeno l onore al principio di questo secolo di conferire la laurea teologica al celebre Erasmo, che venendo in Italia nel 1506, volle ivi prendere quell onorevol grado. Così ci assicura Beato Renano e nella Vita di Erasmo e nella dedicatoria da lui fatta delle Opere del medesimo a Carlo V nel 1540; e lo stesso confermasi dal Pingone, che ne fissa ancora il giorno a 4 di settembre, e ne accenna in pruova gli archivii e le note della città e del collegio de’ teologi (Augusta Taurinorum. ad an. 1506); i quai monumenti però ora più non si trovano, come mi ha avvertito l altre volte lodato sig baron Vernazza (’). Quando il grande (*) Erano già sotto il torchio queste pagine, quando il sig. baroli Ve ma zza, a cui tante volte nel decorso