Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/191

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PRIMO I r'j risedeva in Mondovì. Benchè l erario dopo sì lunghe guerre fosse quasi del tutto esausto, ei nondimeno aveva anche in addietro rivolto il pensiero ad avvivare i troppo languenti studi, e nella stessa città (prima ancor che Torino gli fosse renduto) volle che molti celebri professori invitati da ogni parte dTlalia tenesse»* pubblica scuola. Di questo riaprimento dell’ università di Mondovì parla Giovanni Tosi, che allor vivea, nella Vita di Emanuel Filiberto, dicendo (l. 2, p. 170, ed. Mediol. 1601) che coll offerta di ampii stipendii egli allettò molti de più dotti uomini in ogni sorta di scienze a fissar la lor sede in quella città; e che a quelli de’ suoi sudditi che in altre università insegnavano, comandò che a lui ne venissero. E racconta il Tosi di se medesimo, ch essendo egli in quel tempo andato alla corte di Emanuel Filiberto, per trattare di gravi affari a nome del governatore di Milano, e avendo in nome di esso pregato quel principe a permettere ad Aimone Cravetta da Savigliano famoso cattedre, or fu ad umendue le città permesso di aprir pubblica scuola; finché a1 22 d’ottobre del 1566 fu ordinato elio in Moudovì più non si tenesse scuola di sacre lettere e di ragion canonica e civile e delle arti, e che i lettori dovewer passare a Torino, ed ivi a' 3 di novembre cominciare le scuole. Non cessaion però «lei tutto le gare, e nel i58f a’ 29 di dicembre convenne far nuovo ordine, che non si leggesse in Mondovi nè istillila nè logica, nè verun’altra scienza, «li cui fosse scuola in Torino, con una penale di cento scudi si ai professori, che agli scolari, i «piali a tal legge contravvenissero. TinAJioscui, Voi X. 12