Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/300

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XXVIII. Arcadi-mie di Oeonvu: divinili SleUuu Salili. 286 LIBRO XXVIII. Niuna letteraria adunanza ci addita il Quadrio in Genova (ivi. p. 72), fuorchè quella detta de’ Galeotti, ch è accennata dal Doni. Ma io debbo rammentarne unaitra, clic sehbeu iu di troppo breve durata, dee nondimeno, pel valore di quelli che la composero, aver luogo tra le più illustri. Ne fu fondatore Stefano Sauli patrizio genovese, fratello del cardinale Bandinello che fu celebre a tempi di Leon X, sì per le lettere da lui coltivate non meno che protette splendidamente, coinè pelle avverse vicende a cui fu soggetto pel sospetto in cui cadde di aver avuta parte nella congiura dal cardinale Alfonso Petrucci ordita contro il detto pontefice. Stefano seguì gli esempii di Bandinello, in ciò ch è del proteggere gli uomini dotti, e dell!esercitarsi negli studi delle seria e dell amena letteratura. Egli trattennesi per lungo tempo in Padova, affine di coltivarli con suo maggior agio e quiete, ed ivi amò principalmente il Longolio, cui volle in sua casa, e di cui fu sempre liberalissimo benefattore: Quod ad me atti net, scriveva il Longolio verso il 1517 (Long. Epist. l. 2, p. 269;) ed. Lugdun. 1.542), vivo hic in studis nostris cum Stephano Saulio, viro ea erga me. liberalitate ac benevolentia, ut in re fahi'diari sua nihil suum esse malit quam meum; ea animi moile rat io ne, ut cum me hospitio rece pi nt., inde magnam se arbitiv.trir, atipie edam praeseferat, existimationem accipere; ea porro in litteris vel industria, ut non multum ingenio, quo tume.11 vaici piiirimunì, debere videa tur, vel felicitate, ut incredibile sit, quo jam