Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/301

Da Wikisource.

PRIMO 287 processerà, et paucis annis perventurus existimetur. La stessa amorevolezza mostrò egli verso di Marcantonio Flaminio, e abbiamo una lettera a lui scritta da Giannantonio padre del detto poeta nel maggio del 1552, in cui gli rende grazie, perchè già da gran tempo tenea presso di sè il figlio (Jo. si ut. Flarnin. Epist. p. 503 ed. Bonon. 1744)* L’amore e la stima ch egli avea per gli uomini dotti, il condusse verso il 1518 all’isola di Lerins, affin di conoscervi Gregorio Cortese, poi cardinale, che ivi era allor monaco; ed è leggiadrissima la descrizione che in una delle sue Lettere ci ha lasciata il Cortese medesimo del piacevole scherzo con cui il Sauli tentò d ingannarlo, spacciandosi per mercante genovese, del modo con cui Gregorio venne a scoprirlo (Cort. Op. t. 2, ep. 24 ed. Patav. 1774)* Quindi la stretta amicizia tra essi, e le molte lettere del Cortese al Sauli (ib. ep. 25, 28, 29), 30, 35, ec.), e una assai elegante del Sauli al Cortese (ib. ep. 46). Ei fu amicissimo ancora di Paolo Manuzio, tra le cui Lettere tre ne abbiamo a lui scritte, che ben ci scuoprono qual concetto avesse Paolo del Sauli (l. 1, ep. 3, 4> r>)• i|1 nna di esse ci rammenta coloro che in Padova solean frequentarne la casa, cioè il Flaminio, Lazzaro Buonamici, Giulio Camillo, e il Longolio; e in un’ altra accenna un opera intitolata de Nomine Christiano composta dal Sauli, di cui egli dice gran lodi, e aggiugne che il cardinale Polo solea pareggiarla a qualunque più pregevole opera degli antichi. Or questi, presi seco il I* ìammio, il Camillo, e Sebastiano Deho 7 e