Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/35

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PRIMO ai letteratura, fu in questo secol! minore che nei precedenti. Oltre le piccole signorie che quasi tutte vennero meno, noi più non troviamo nè i re di Napoli, nè i duchi di Milano (perchè gli ultimi due appena n ebbero il nome), nè i marchesi di Monferrato. Ma la mancanza di essi fu ben compensata dall ingrandimento di altri, e dallo splendore che in questi tempi si vide non solo in tutte le corti, ma ancor ne palagi di molti privati, che in ciò parvero gareggiar co’ sovrani. li. Per servare l’ordin de tempi. prima che di Leon X, ci convien dir qualche cosa di Giulio II che lo precedette. Pontefice bellicoso e tutto rivolto a ricuperare e ad accrescere gli Stati della Chiesa, pareva che non doveva curarsi molto di lettere e di letterati. Ma uomo, com’egli era, di animo grande e di vastissime idee, seppe colla mano medesima maneggiar l armi e fomentare le scienze e l arti. La sola fabbrica della basilica vaticana da lui intrapresa basta a renderlo immortale nella storia delle belle arti, nel ragionar delle quali ne diremo più a lungo. Vedremo ancora altrove la nuova biblioteca che da lui fu aperta a privato suo uso e de’ suoi successori. E qual conto egli facesse non solo de’ professori delle arti, ma ancor de’ coltivatori dell’amena letteratura, il diè a vedere nell' amorevol premura ch ei mostrò a riguardo di Giannantonio Flaminio. Perciocchè avendo questi recitata in Imola innanzi al pontefice un’orazione in nome di que’ suoi cittadini l’an 1506, Giulio lo accolse con