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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/36

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22 LIBRO testimonianza di stima e di affetto non ordinario, lo invitò con premura ad andarsene a Roma, ed essendosene il Flaminio scusato, gli fece tosto sborsare 50 scudi d’oro. Quindi qualche tempo appresso, venuto ad Imola per commissione di Giulio il vescovo di Narni, prima di ogni altra cosa cercò del Flaminio, e poichè sel vide innanzi, gli disse avergli ordinato il pontefice che chiedesse di lui, che lo assicurasse dell'amor che gli portava, c che espio* rasse se v’ avea cosa ch’ ei per avventura bramasse o dalla sua patria, o dal pontefice stesso, che questi avrebbe fatta per lui volentieri ogni cosa Tutto ciò abbiamo dalle lettere latine dello stesso Flaminio (l. 1, ep. 4, 6). Quindi abbiam motivo a raccogliere che se Giulio si fosse meno occupato nelle guerre, avrebbe potuto aver luogo tra’ pontefici più benemeriti della letteratura; e forse ancora sarebbe di lui rimasta più chiara fama, se Leon X non l avesse j col suo splendore quasi oscurata. III. Figlio di Lorenzo il Magnifico, e allevato tra’ dotti, de' quali pieno era il palagio di quel gran mecenate e padre della letteratura, fino dalla più tenera età cominciò Giovanni de’ Me-< dici ad onorarli e ad amarli. E non sì tosto fu innalzato sulla cattedra di S. Pietro, che il Vaticano divenne il più luminoso teatro che mai avesser le arti e le lettere. Io potrei qui lasciare di stendermi nel ragionarne, perchè ad ogni passo di questa Storia ci si farà ini nunzi il nome di questo pontefice. Ma qui appunto de dotti.si in poclii tratti ili penna adombrarci