Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/37

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primo a3 etò clip dovrem qua e là svolgere più stesamente. Il giorno in cui egli fu solennemente coronato, fece conoscere che si potesse sperar da lui; perciocchè vuolsi che fino a centomila scudi d oro fossero in questa occasione sparsi fra ’l popolo (Jovius Vita Leon. X l. 3; Ciacon. Vit. Pont). Pietro Bembo e Jacopo Sadoleto, i due più eleganti scrittori latini che allor vivessero, furon tosto chiamati all’impiego di secretarj. Giovanni Lascari uom dottissimo in greco fu egli pure invitato a Roma. A Filippo Beroaldo il giovine, uomo esso ancora assai dotto, fu confidata la biblioteca Vaticana. All’ università di Roma furon da ogni parte invitati i più celebri professori, di molti dei’ quali direm nel decorso di questa Storia. Chiunque o era, o lusingavasi di essere valoroso poeta, eloquente oratore, scrittor colto e leggiadro, accorse tosto a Roma, e trovò in Leone amorevole accoglimento e liberal ricompensa. Quindi a spiegare il comun tripudio de’ dotti, si videro scolpiti su un arco trionfale al Ponte S. Angelo questi due versi: Olim Imbuì t Cypris sua tempora, tempora Mavors Olim habuit; sua nunc tempora Pallas habet. Jov. ih. I Le lettere da lui scritte a Niccolò Leoni ceno, a Marco Musuro, al card Egidio da Viterbo, a Giovanni Lascari e ad altri uomini dotti, che si hanno tra quelle del card Bembo, e quelle scritte al celebre Erasmo colle risposte di esso (t. 1 Epist. Erasm. ep. 178, 193, ec.), ci mostrano questo pontefice tutto occupato in