Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/372

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358 LIBRO non meno clic a comune vantaggio. Appena vi ha antico scrittor latino pubblicato a quei’ tempi, a cui non si veggano aggiunte note di Fulvio, principalmente in ciò che appartiene alle varie lezioni di diversi codici. E moltissimi ne avea egli nella sua biblioteca, i quali da lui rimiravansi non altrimente che gran tesori, comunque fosser talvolta guasti per molti errori. Avea egli col lungo uso e col continuo studio acquistata una singolare perizia nel conoscerne l'antichità e il valore, e di questa sua scienza era più geloso forse, che non convenga ad uom dotto -, perciocché racconta di se medesimo il cardinale Federigo Borromeo (VeJiigicrula ostcnt. l. 1, c. 1), ch essendo un dì coll Orsini, il pregò a volergli insegnare le leggi con cui potesse discernere i codici antichi da’ moderni, e ch egli, chiuso il libro che avea allor tra le mani, rivolse altrove il discorso, e il cardinale solea dire perciò, che trattandosi di libri antichi, non conveniva fidarsi di Fulvio, che troppo n era avido per additarne ad altri-il pregio. La fama sparsa del sapere di Fulvio fece che nel ei fosse invitato con ampissime offerte dal re di Polonia (Mureti Epist. l. 1, ep. 66). Ma egli, amante di un erudito ritiro, non si lasciò lusingare da un invito che ne avrebbe interrotti gli studi. Continuò dunque a vivere in Roma fino all'an 1600, in cui in età di 70 anni finì di vivere j e se ne può vedere Tiscrizion sepolcrale presso il P. Galletti (Inscript. rom. t. 1, p. 4G))? e ne’ ln0_ munenti aggiunti alla V'ita di Angelo Colocci, eruditamente descritta dal sig. ab. Gianfrancesco