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giorni» ni cui non andasse qua e là scorrendo
dentro e fuori della città, ove si facevano scavi,
per osservare e copiare i monumenti che si traevano alla luce (ib. p. 5i).
XXVIII. Mentre questi e più altri scrittori andavano raccogliendo in ogni parte d’Europa le
antiche iscrizioni, altri occupavansi singolarmente a scoprire e a pubblicar quelle della lor
patria. Fin dal 1521 fu pubblicata in Roma l’opera intitolata Epigran ¡incita anticjuae Urbis,
che va sotto il nome dello stampatore Mazzocchi, e che da alcuni credesi opera di Angiolo Colocci (V. Lari cello tti. Vita del Colocci. p. 38) (*).
Girolamo Rossi celebre storico di Ravenna aggiunse alla sua Storia tutte le antiche iscrizioni
cbe nella sua pairia si conservavano. Torello
Saraina e il suddetto Panvinio quasi al tempo
medesimo raccolsero e pubblicarono quelle di
Verona, c quelle di Vicenza Bernardino Trinagio. Quelle di Brescia non vider la luce die al
principio del secolo seguente per opera di Ottavio Rossi. Ma egli si valse di una Raccolta
assai più copiosa che verso la metà del secolo xvi aveane ivi fatta un certo Aragonese
dimorante in Brescia. Un bel codice di essa,
cbe sembra originale, conservasi in Ferrara
presso il sig. conte Gneo Ottavio Boari; e cbe
(*) La raccolta intitolata Epigrammata Antiquae Urbis fu veramente oper.» del Mazzocchi ch’era stampatore dell' Accademia romana, ed era per la sua erudizione degna di andar del pari cogli altri stampatori
eruditi di quell età. Così mi ha avvertito il ch
sig. ab Serassi, che intorno ad esso ha raccolte molte
interessanti notizie.
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