Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/441

Da Wikisource.

SECOXDO 4^7 d* irritarlo contro di esso, e che indi venne la fiera guerra che Giulio mosse ad Alfonso (l. cit. c. ii). A dir vero però, il Guicciardini ci narra ciò sol come cosa di cui corse allor voce e fu da molti creduta: Fu oltre a questo dubitazione ed opinione di molti, la quale in progresso di tempo si aumentò, che Alberto Pio Ambasciadore del Re di Francia, non procedendo sinceramente nella sua legazione, attendesse a concitare il Pontefice contro al Duca di Ferrara, ec. E poco appresso: Ma qual che di questo sia la verità, ec. (l. 12). Non par dunque abbastanza fondato il rimprovero che si fa ad Alberto di aver tradito il re di Francia, e d essersi mostrato ingrato ad Alfonso, dal cui padre era stato molto beneficato; e cotai voci popolari non debbon credersi così di leggeri, poichè una troppo frequente sperienza ci mostra quanto spesso esse sian false. È certo però, che in quel tempo Alberto, lasciato il partito francese, si volse a quello di Cesare, di che rende egli stesso ragione nel Dialogo di Rafaello Brandolino, intitolato Leo, ove questo scrittore così lo induce a parlare: Quodqiiinn animadverterem, feci, quod gravi ss irnis quandoque pelaci tempcstatibus nantae far ere solent, qui mutata velificatione diverso tamen flatu in tutissimum se portum recipiunt: posthabitis Gallorum negotiis, quorum auctoritatem jam inclinare perspiciebam, Germanis adhaesi; nec me initi hactenus consilii poenituit (p. 84)- Ei fu lungamente in Roma col carattere di ambasciadore di Cesare presso il pontef Leon X, che lo ebbe singolarmente caro; e tra le lettere che a nome