Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/471

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SECONDO Audio nec a Sorbonicis probari. In fatti egli ebbe il dispiacere di vedere nominatamente proibita quella sua opera, nella quale parve ad alcuni che si accostasse all errore de Semipelagiani intorno alla grazia 5 e gli fu ancora imputato a fallo il distaccarsi in parte dalle opinioni di S. Agostino. Le lettere ch egli scrisse su questo argomento a Federigo Fregoso (t. 2, p. 148, i(rì) e al Contarini (ib. p. 342), ci mostrano quali ragioni l avessero indotto a pensare in tal modo, e ci scuoprono quanto egli fosse sommesso e docile alle decisioni della Chiesa, la cui dottrina non era per anche allora così rischiarata, come fu dopo il concilio di Trento. Ma la proibizione del suo Comento fu pel Sadoleto un colpo che fieramente il percosse; e più ancora, perchè l’autore ne fu il Badia suo concittadino e maestro del sacro palazzo: Le censure, scriveva egli a Gianfrancesco Bini a’ 20 d'agosto del 1535 (ib. p. 298), non mi son dispiaciute, et chiunque scriverà contra di me. per dimostrarmi la mia ignoranzia, non mi offenderà nè vorrei, che quel Lippomano fosse dissuaso di essequire quanto ha cominciato, et vi priego, che operiate, che non sia impedito. Ma la proibizione de' libri mi è doluta fin a morte, fatta così nominatim, et in specie, et incivilmente, della quale nissuno mi ha scritto, come voi pensate; ma ne è stato tanto che dire a Lione, in Avignone, et in tutte le parti circonvicine, che in vita mia non mi trovai sì mal contento giammai: et quasi non poteva alzare il viso, parendo a tutti, che ciò fosse avvenuto non per opera d un solo. ma