Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/482

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468 LIBRO nuove ili le imi là a venire in Italia, fu qualche tempo in Genova, in Roma, in Modena; quindi tornato a Lerins, fu priore, e poscia nel 1524 abate di quel monastero, che alla destrezza e al credito di cui godeva il Cortese, dovette il sostenersi nella caduta del vescovo Grimaldi, a cui il re Francesco I confiscò tutte le rendite. Altri monasteri del suo Ordine, cioè que' di S. Pietro di Modena, di S. Pietro di Perugia di s Giorgio Maggiore di Venezia, di Praglia, e di Polirone, gli furono confidati; e così nel governo di essi, come nella carica impostagli di visitatore diede luminose pruove non men del suo zelo per la regolare osservanza, che del suo impegno nel promuover tra’ suoi il coltivamento de’ buoni studi. Per opera del cardinale Contarini, come questi racconta in una sua lettera al Polo (Poli Epist. t. 1 ì p. 465), fu chiamato a Roma nel 1536 per intervenire alla congregazione, de' cui membri or ragioniamo, e fu poi nel 1540 destinato ad accompagnare al colloquio di Vormazia il vescovo Campeggi. Monsig Gradenigo inclina a pensare ch ei veramente vi andasse; ma quel colloquio ebbe principio a’ 25 di novembre del detto anno (Pallav. Stor. del Conc, di Trento, /. 4» c- 12)> e il Cortese era in Italia e nell ottobre e nel dicembre dell’anno stesso, come da alcune letda lui scritte è manifesto (Op. t. 1, p. 139, ec.); onde par certo che le sue infermità da lui addotte al pontefice per iscusarsi da un tal viaggio (ib. p. 140) glielo impedissero veramente. Già da gran tempo le virtù e il saper del Cortese avean destata f aspettazione di vederlo