Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/503

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SECONDO 489 degl1 imitatori ili Cicerone, nomina il Seri pan do fra gli altri, e raimnenlu non so quali cento questioni da lui scritte: Quod si legeritis centum illas quaestiones, quas Hieronymus Seri panda s conscripsit, di erre tis opinino non ab homi ne auopiarn, sed ab angelica mente conscriptas. Illas mihi inspiciendi copiam fecit Neapoli illius disciplinae mirificus aemulator Hieremia Landus, quo nomine me illi obstrictum, non solum confiteor, sed etiam gaudeo (p. 22). Questi dialoghi si suppongon tenuti poco innanzi al tempo in cui vennero a luce; e certo dopo il 1529, perciocchè in essi si nomina il Morone come già vescovo (p. i5)j ed è perciò probabile che il Seripando, venuto a Milano per predicarvi, si facesse ivi conoscere ed ammirare. Mentre era generale del suo Ordine, intervenne al concilio di Trento, e vi fece ammirare non meno la sua destrezza nel conciliar la discordia insorta intorno al modo con cui intitolar quel concilio (Pallav. Stor. del Conc. di Trento l. 6, c. 6), che il suo sapere nel disputare eruditamente che fece su molte delle proposte quistioni (ivi c. 9; l. 7, c. 9, 19 j l. 9, c. 8). Dopo aver per dodici anni sostenuta la carica di generale, la dimise spontaneamente nel 1551, e ritirossi a vivere fra gli amati suoi studi a Posilipo. Ma poco gli fu permesso il godere di quel dolce ritiro. L'an 1553, volendo i Napoletani inviare uno in lor nome all imp Carlo V, scelsero il Seripando, che da lui era stato udito più anni prima predicare in Napoli con sommo applauso. Cesare non solo lo accolse con molto onore, ma a lui ancor