Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/52

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38 LIBRO di che lo slesso Vettori con lui si rallegra nell atto d’inviargli con sua lettera dell aprile j del 1552 la traduzion da sè fatta di Demetrio Falereo (l. 3 Epist. p. 45). Più ampiamente ancora questo scrittore medesimo esalta la liberalità e il favore del cardinale Alessandro verso le lettere nell’atto di offerirgli nel 1562 i suoi Comenti latini sul poc anzi accennato DenJ trio. Rechiamone le stesse parole, perciocchè trattiamo di un secolo in cui gli scrittori si leggono con piacere da chi non è del tutto nemico della latina eleganza: Quis nescit. (l. 4 Epist p.C)5), dice egli, quanto studio tu semper ornaris doctos et eruditos viros, et quanlopere di guitas con/m conimodaqiic cunte tibi fuer ini] nec tantum quum vivente Paulo 111 Jlorvib tibusque luis rebus concursus ad te literatorum fiebat, eorumque omnium, qui in aliqua ho* ncsta arte ceteris praestabant, quibus omnibus praesidio eras, in eosque alacri animo gratiam tuam benign ita tinique confcrebas, sed eliam r& liquis temporibus, ac duri ore quoque tua /or* tuna; nunquam enim desti ti s ti favore opti/m studia, scmperquc do mus tua plena fuit eru* di forum hominum, et ornili genere litera rum magnopere celebratoruni. Oltre questo favore da lui continuamente accordato alle lettere, le belle arti ancora furon da lui con regai lusso avvivate, e testimonio ne sono ancora in Roma il superbo palazzo Farnese cominciato già da suo avolo, e da lui poscia compito, le delizie di Caprarola, che somministrarono argomento di canto a molti poeti, il magnifico tempio che a' Padri della Compagnia di Gesù della caf?