Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/137

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SECO.NDO 'j'ò'J a Roma a giustificare, come meglio poteva, la sua dottrina e la sua condotta (Imperial. l. c.). Finalmente nel 1615 venne a morte in Napoli, compianto da tutti i dotti di quell’ età, che il rimiravano non altrimente che qual uom rarissimo e singolare. E fu veramente il Porta fornito di acuto ingegno e dotato di vastissima erudizione, come ben si scorge al leggerne le opere, nelle quali ei dà a conoscere quanto fosse versato nella lettura de’ migliori scrittori antichi e moderni. Grande è il numero de’ libri da lui pubblicati, e se ne ha il catalogo presso il p Niceron e più altri scrittori. Quelli della Magia naturale furon dapprima quattro, e crebber poi fino a venti. Egli pretese di raccogliere in essi quanto di maraviglioso si trova nella natura, e si può ottenere coll’arte. E non vi ha dubbio che molto non vi abbia di ridicolo e di puerile. Ma è certo ancora che molte osservazioni assai pregevoli vi si ritrovano intorno a diversi punti di storia naturale, alla luce, agli specchi, a’ fuochi artifiziali, alla statica e alla meccanica, alla calamita e ad altre somiglianti materie. Non è perciò a stupire che una tal opera fosse tosto, com’ egli si vanta nella prefazione all’ edizione di essa del 1589, tradotta nelle lingue italiana, francese, spagnuola e arabica. Opera di somigliante argomento è quella intitolata Phtyognomonica, in cui insegna a conoscere dall’ esterna apparenza le interne virtù delle piante, degli animali, de’ metalli e d ogni altra cosa. Nè ei fu pago di conoscere dall esterne apparenze le cose animate e irragionevoli. Volle alle leggi medesime soggettar Tihiboscui, Voi. XI. 9