Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/14

Da Wikisource.

614 libro lingua latina. La stessa eleganza si scorge nelle traduzioni clfegli ci ha date di parecchie opere d’Aristotele, di Proclo e di altri antichi filosofi, alcune delle quali illustrò ancora co suoi Comenti, e se ne può vedere il catalogo nella Biblioteca del Gesnero. Qualche poesia italiana se ne legge nel terzo libro delle Rime di diversi Poeti. Nella lode di aver preso a spiegare il testo original d’Aristotele Francesco Patrizi dà per compagno al Leonico, anzi accorda ancora la precedenza di tempo a Francesco Cavalli bresciano (Discuss. Pcripat 11, L 9, p. 112, ed. basil. 1581 l, 13, p. 163), professore di filosofia nella stessa università di Padova alla fine del secolo xv e ne’ primi anni del seguente, intorno al quale si posson vedere i Fasti del Facciolati (pars 2, p. i35). III. Nulla men celebre per acutezza d ingegno, ma di sapere assai più ristretto e di fama ancor più dubbiosa, fu Pietro Pomponazzi da Mantova, per la picciolezza della sua statura da molti soprannomato Peretto, di cui, dopo più altri autori, ha diligentemente trattato il Bruckero (Hist. crit. Philos. t. 4, p 158), in modo però, che molto si può ancora aggiungere a ciò che finor se ne scritto. Ei nacque in Mantova da Gianniccolò Pomponazzi, di famiglia assai nobile, a’ 16 di settembre del 1462. Mandato agli studii nell’università di Padova, vi ebbe molti illustri maestri, e fra gli altri Pietro Trapolino celebre professore di filosofia, da cui anche ebbe la laurea verso il 1487. Intorno al qual soggiorno del Pomponazzi in Padova molti documenti ha prodotto