Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/151

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V 6ECONDO j5l chi Borgo Frate di S. Francesco, che scrisse de' corpi regolari di geometria, fu suo discepolo. E venuto Piero in vecchiezza ed a morte, dopo avere scritti molti libri, Maestro Luca detto, usurpandogli per se stesso, gli fece stampare come suoi, essendogli pervenuti quelli alle mani dopo la morte del maestro (p. 211). Io • non so qual fondamento abbia una tale accusa, che qui si dà dal Vasari a f Luca Pacioli del Borgo S. Sepolcro, di cui abbiamo parlato nel VI tomo di questa storia (par. 1, p. 378, ec.). Più volte però abbiamo osservato che accuse di tal natura sono spesse volte fondate su incerte voci del volgo; e che non deb» bonsi ammettere, finchè non se ne abbia più certa pruova. Che se pur f Luca si valse delle fatiche di Pietro, ciò non fu in quella parte che alla prospettiva appartiene, di cui assai poco

  • egli parla nelle sue opere. Un altro ristoratore

ebbe la prospettiva al principio del secolo di cui scriviamo, in Baldassarre Peruzzi sanese, pittore ed architetto famoso, di cui copiose notizie si hanno presso il sopraccitato Vasari (t. 3, p. 320); perciocchè egli non solo fece conoscere quanto valesse in quest’arte, col dipingere con sommo artificio e con ugual vaghezza le scene che servirono alla rappresentazione della Calandra del Bibbiena, ma scrisse ancora intorno ad essa più cose, delle quali fece poi uso il celebre architetto Sebastiano Serlio, di cui diremo più sotto. XXXVII. La prima opera in cui si avesse un compiuto trattato di prospettiva, fu quella di j Daniello Barbaro, uno de' più dotti uomini di