Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/259

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SECONDO 85() cioè al libro del Principe, e a’Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio. Non può negarsi che il Macchiavelli in esse non si dimostri uno de’ più profondi e de’ più esperti politici che mai sieno vissuti, e i Discorsi sulla Storia di Livio son pieni di riflessioni giustissime che scuoprono il raro genio di chi le scrisse. Ma le massime e i consigli che, singolarmente nel libro del Principe, ei propone ai’ reggitori delle città e de’ regni, son tali che ogn uom religioso e saggio non può udirle che con orrore. Io non entrerò nè ad annoverarle, nè a confutarle, che ciò non è proprio di questa mia Storia. Solo a mostrare ch’ io non ho senza ragione asserito che le massime del Macchiavelli son detestabili, recherò il detto non di uno scolastico, o d’un moralista, ma d’un celebre e recente sovrano, che nelle arti politiche non meno che nelle guerriere può andar del pari co’più famosi dell’ antichità, cioè del defunto re di Prussia, che non si è sdegnato di scriverne la confutazione nel suo Anti-Machiavel, e che sul cominciamento dell’opera ci dà questa idea del Principe del Macchiavelli: Le Prince de Machiavel est en fait de morale ce quest l’ouvrage de Spinosa en matiere, de. Foi. Spinosa sappoit les fondemens de la. Foi » et ne. tendoit pas moins, quà renverser lédifice de la Rèligion: Machiavel corrompit la Politique, et entreprit ed dètruire les prèceptes de la saine morale. Les erreurs de l'un n ètoient que des erreurs de spèculation, celles de l'autre regardoient la pratique. Ciò non ostante, non son mancati alcuni che han voluto difenderlo, se