Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/273

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SECONDO 873 replicò così in alcune sue lettere, come in una disputa data alla luce nel 1562 contro venti problemi del Guilandino. Bartolommeo Maranta ancora nella sua opera, che rammenteremo tra poco, impugnò in qualche punto il Mattioli, e questi parve che se ne risentisse non poco; ma una ufficiosa lettera che il Maranta gli scrisse, ne calmò lo sdegno, e gli ottenne dal Mattioli una non meno ufficiosa risposta (ib. l. 4). Una lettera però di Gianvincenzo Pinelli sembra indicarci che la discordia si riaccendesse presto tra loro, e più caldamente che prima (Pan tu zzi, Vita di Ul. Aldrovandi p. 227). Ma qual ne fosse Teffetto e il fine, non ne trovo indicio. Il Mattioli potè agevolmente prender conforto e coraggio contro de’ suoi rivali al vedere l applauso con cui comunemente la sua opera fu ricevuta, e gli elogi con cui venne onorata. Basti fra tutti quello del dottissimo Falloppio che parlando di quest opera così ne dice: In divinis illis Commentariis, quae doctissimus Petrus Andreas Matthiolus Philosophus ac Medicus Senensis celeberrimus patriae atque etiam totius Italiae decus atque ornamentum non solum ad explicandum Dioscoridem, sed ad illustrandam cunctam plantarum ac metallorum ne dicam animalium quoque historiam doctissime ac elegantissime conscripsit (Observat. Anatom. Op. t. 1, p. 180, ed. T en. 1606). E più ancora ne sarebbe egli stato lieto e contento, se avesse potuto prevedere che anche ai nostri tempi, ne quali la storia naturale è tanto più rischiarata e posta in ordin tanto migliore, benchè in molte cose si siano in quella sua opera scoperti errori,