Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/29

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0 SECONDO Gjl) patria di Agostino) tornava a Sessa. Molti il dicon morto dopo il 1545, perciocchè affermano che in quell’ anno ei dedicò a Paolo III il suo libro De Animalibus. Altri ne fissan la morte al 1537; e questa opinione pare che prenda gran forza da una lettera di Vincenzo Martelli, scritta da Napoli a’ 28 di gennaio dell anno stesso: Il nostro M. Agostino da Sessa final niente morì (Lett. di XIII Uom. ìli. fan. i5(ì4, Agg.p. 15). Ma ciò non ostante il Tu furi afferma (l. c. t. 3, par. 6,p. 170) che dagli Atti pubblici di Sessa si trae che Agostino fece il suo testamento a 12 di gennaio del 1538, e ai 18 dello stesso mese finì di vivere. Alle molte testimonianze onorevoli al Nifo, che si riferiscono dagli autori da me citati, si possono aggiugnere due lettere delMinturno, una al medesimo Ni fo, in cui ne loda altamente l'ingegno, remdizione nel greco e l ornatissima libreria che avea in sua casa, della quale pregalo ancora a prestargli alcuni libri; l’altra ad Ottaviano Caraffa, in cui parimenti fa grandi encomii del sapere di Agostino (Minturno, Lett. l. 6, lett. 7, 24). E abbiamo ivi pure la risposta del Nifo al Minturno, in cui gli dice che, benchè egli non soglia prestar libri ad alcuno, a lui però volentieri li concede ivi. lett. 5). Frutto della stima in cui era l ingegno del Nifo, furon gli onori a lui conceduti da molti principi, fra’ quali Leon X gli concedette il titolo di conte Palatino e l uso dell' armi e del cognome de' Medici, e con tal cognome ei di fatto si nomina nel titolo di diverse sue opere, e innoltre usa spesso dei' soprannomi or di Eutico. or