Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/357

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SECONDO ij5j trovò agio di scrivere opere in grandissimo numero, le quali distintamente si annoverano da suddetti scrittori. Benchè esse avessero allora alcuni avversarii, e fra gli altri Luigi Mondella bresciano, assai maggior nondimeno fu il numero degli ammiratori delle medesime, e può bastare per tutti l elogio che di lui fece il Cardano dicendo: Hic unus a Vesalio solus videtur scribere, quae sciat, his temporibus in Medicina: alii vel erroribus chartas implcnt, vel nitgis, vel ambiguis orationibus (De exempìis geni turar.). La loro stima al presente è sminuita d alquanto, ma non in modo ch’esse non sieno ancor rimirate come pregevoli molto, singolarmente riguardo al tempo in cui furono scritte. E si veggono in fatti in esse parecchi rimedii de’ quali fu egli il primo ritrovatore. Così fu egli il primo a introdurre il decotto del legno d’india (*), a prescriver l’ uso dell’elleboro nero, a dare a bere il mercurio e a liberar con esso da’ vermi, e ad usar più altri rimedii, de’ quali parla a lungo il soprallodato dott. Castellani. Questi ragiona ancora delle virtù di cui fu adorno il Brasavola, e dell’ ottima educazione che diede a’suoi figli, i più de’quali seguirono felicemente gli esempii paterni. Ei finì di vivere nell’ età ancor fresca di 55 anni nel 1555 3 e nell’università di Ferrara (*) Il sig. abate Lampillas (Saggio, p. a, t. 2, /j. a3o, ec.) produce alcuni autori spaglinoli che prima del Brasavola scrissero dell’uso del legno d’India. lo non ho alla ninno gli autori che ei cita; e sarà vero ciò ih'egli afferma, nè questa è cosa si interessante che vaglia la pena di disputarne.