Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/385

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SECONDO g85 abbiamo notiziaJn una lettera di Celio Calcagnòli a Jacopo Zieglero, nella quale descrivo la vi.ta solitaria e frugale eh1 ei conduceva in Roma, benché stipendiato dal papa, c la stima che per lui professava Rafaello d’ Urbino. La lettera non ha data, ma ella debb’essere scritta tra'I i5ig in cui il Caleagnini tornò d’Ungheria, c il i520 in cui Rafaello morì: Est (cioè in Roma) Fabiits Ravcnnas senex stoicacprobi tatis, quem vi rum non facile dixeris, humanior ne sit an doctior. Per lume Ilippocratcs integer piane Latine loquitiir, et jam vetercs illos solaccismos exuit. Id habet homo salirtissinnis raruni apud omnes gentes, quod pecunia in ita contemnity ut oliatimi rea/set, nisi su mina nccessitns adigat. Alioqui a Leone Ponti/ire mcnstruani habet stipali, quam amicis aut affmibus solct erogare. Jpse ohi sculi s et lactucis Pi/hagoreorum vitam traducii in gurgustioloy quod tu pire doli uni Diogenis appelluveris, studiis non inunorans, sed iinmoricns, et piatte non fa menzione del Calvi; ma il mio errore è degno di scusa. perchè io non poteva sognare ch’egli appartenesse alla nobil famiglia Guicciuoli, sotto il cui articolo il detto scrittor ne ragiona (Scritt, ravenn, t. 1, p. 403). Ei ce ne dà alcune altre notizie, e osserva che da Leon X ebbe ancora alcuni beneficj ecclesiastici; rammenta qualche altra opera da lui pubblicata. e riflettendo che una di queste fu*da lui dedicata nel 1532 a Clemente VII, ne inferisce ch è falso il racconto del Valeriano intorno alla morte del Calvi. E se la lettera dedicatoria ha quella data, l'argomento non ha risposta. Ma potrebbe anche essere avvenuto che f auloie 1* avesse stesa alcuni anni prima, e che poi insieme coll opera fosse pubblicata solo nel i?3a.