Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/402

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1003 LIBRO non si sa quando, nè a qual occasione, fatto quel viaggio: quamquam ex eo te spero cauli orcmy quod alias Romam profectus, ec. Ma io non trovo s’ egli accettasse cotale invito. XL. Fin qui le Lettere stesse del Filalteo ci sono state di guida a conoscerne le vicende. Ora esse ci abbandonano, poichè non si stendon più oltre, e ci convien ricercarne notizie altronde. Il Corte dice ch ei fu professore di filosofia e di medicina in Bologna e in Napoli; ma riguardo a Bologna, ne cita in pruova le Lettere del Filalteo, dalle quali io non veggo come raccolgasi ch ei tenesse ivi scuola. Riguardo a Napoli, accenna la lettera dedicatoria del Filalteo a Paolo dalla Chiesa, con cui gli offre il suo opuscolo intitolato Methodus recitandi curas, libro da me non veduto, nè il Corte reca su ciò le parole del Filalteo, onde io non posso decidere. Dal passo ch ei recita della dedica stessa, raccogliesi ch’ei passò poscia a Milano alla corte del marchese del Vasto; che questi il dichiarò suo medico; che avrebbe ancora voluto ch’ei fosse professore dell’università di Pavia, ma che le guerre che allor desolavano quello Stato, non gliel permisero, che perciò oltre a tre anni egli andò seguendo il marchese nelle spedizioni di guerra, esercitando l'ufficio di medico; e che finalmente ottenne di avere in quell’università la cattedra di medicina (a). Nel Catalogo de’ professori (a) Nella citata lettera dedicatoria il Filalteo narra veramente tutto ciò che qui ho riferito, e aggiugne ch’ei fu ancora col carattere di professore di iiaicu piesjj