Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/530

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Il3o LIBRO tra le sue gravissime occupazioni. La corte del Paleotti era un seminario d’uomini dotti, da cui in fatti si videro uscire non pochi vescovi. Ne suoi viaggi godeva di avere a compagni alcuni de più eruditi che allora erano in Bologna, e fra gli altri Federigo Pendasio, Ulisse A Idi ovaioli, Carlo Sigonio e Antonio Gigante. Tra questi il Sigonio a lui dedicò la Storia ecclesiastica di Sulpicio Severo, e magnifico è l’elogio che nella lettera dedicatoria egli ne forma. Ma non fu pago il Paleotti di proteggere e di fomentare gli studii. Molte opere diè alla luce egli stesso; e fra esse deesi qui rammentare principalmente quella De sacri Concistorii Consultationibus, in cui egli dà a conoscere quanto fosse versato nella sacra giurisprudenza, e qual grande idea avesse de’ doveri di un cardinale. Del suo sapere nelle leggi canoniche son pruova ancora le lettere pastorali e più altri ordini per la riforma della sua Chiesa da lui pubblicati. Di altre opere legali, teologiche, morali e ascetiche del Paleotti veggasi il catalogo presso il P. Orlandi (Scritt. bologn. p. 124), a cui io aggi ugnerò solamente una lunga lettera da lui scritta al celebre Pier Vettori, in cui lo esorta a rivolgere alle cose sacre i suoi studii, cioè a scrivere la Storia ecclesiastica., o i Fasti sacri, o le Vite de’ Santi fiorentini, o ad illustrare i monumenti di Religione che sono nella Toscana, o a tradurre in latino le opere de SS. Padri greci (Ci D'ir. Epist. ad P. Vict t. 2, p. 102). L’ultima parte di questa lettera è stata di fresco pubblicata di nuovo (Anecd rom. t ' 1, p. 361), e per errore creduta inedita.