Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/79

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REC OS DO C"i) poco, che potei giudicare in quell' età e in quella occasione, che il tutto appunto si risolse in gran tuoni et in gran fumi et in gran fiamme (Lett. t. 2 ì p. 284 j cd. f en. 1612). Ma numero non minore di ammiratori e di apologisti ebbe il Telesio, e fra essi il Patrizii che ne abbracciò molte opinioni, e ne parla spesso con molta lode. Niuno però con più calore prese e difenderlo che il celebre Campanella, il quale usò di ogni sforzo per propagarne e confermarne il sistema. Ma di lui diremo nel secol seguente. Deesi finalmente al Telesio la lode di scrittore non solo dotto, ma ancor elegante perciocchè le opere filosofiche di esso sono in uno stile assai più colto di quelle degli altri filosofi, e se ne hanno alcuni versi latini assai belli, riferiti dal suddetto march Spiriti. XVII. Il Patrizii e il Telesio ebbero il non usato coraggio di muover guerra ad Aristotele. Ma non osarono di sollevare la fronte contro tutta l antichità, e parve loro di non poter esser filosofi, o almeno di non potere ottener plauso tra’ dotti, se non prendessero alcun degli antichi a lor guida; e si fecer perciò seguaci il primo di Platone, di Parmenide il secondo, benchè pure da essi ancora realmente in più cose si discostassero. La gloria di scuoter del tutto ogni giogo, e di non riconoscere altra scorta che il loro ingegno, era riservata a due uomini straordinarii ch ebbe in questo secol l Italia, e a’ quali, o si riguardino i loro pregi, o i loro difetti, sarà difficile il trovare gli uguali. Io parlo di Girolamo Cardano e di Giordano Bruno, che parvero amendue destinali