Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/103

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terzo ia55 de’ falli ne’ quali è caduto. Due lettere abbiamo di Annibal Caro a lui scritte nel 1557 e nel i5:>8, nella seconda delle quali parla dell’ opera che il conte Costanzo dovea pubblicare (Lettere, t 3, lett. 65, 66). Del valore del Landi nel poetare fa menzione Giglio Giraldi, che di lui e del conte Federico Scotti fa questo bell’elogio: Fri de rie us Scotùis et Contantius Landus Comites Placentini omnem suam pueritiam et adolescentiam in humanitatis studiis ac maxime in Poetica exercuere, quod eoruni testati tur cannimi edita, itemque orationes, sed mox ambo, cum discipuli magni A le iati cssent, se ad studia legum et juris peritiam converterunt, non ut forenses causas ut Leguleii actitarent, vel jus dicerent; sed ut elegantiam et doctrinam veterum in primis Juresconsultorum adnotarent et admirarentum, id quod eorum quaedam adnota menta, quae mihi ali quando estendere, facile declarant Vivunt, et quotidie in bonis literis versantur, praeceptorem Alciatum aemulantes (De Poet. suor. temp. dial. 2). Se ne ha ancora alle stampe una lettera sopra un’impresa di un pino con un’ altra al conte. Teodoro Sangiorgio pubblicate in Milano nel 1560, e alcune Rime (Quadrio, t 2, p. 364)- 11 Quadrio sospetta ancora che sia opera del conte. Costanzo il Libro primo dell’Arte poetica, stampato in Piacenza nel 1 f>4f) senza nome d’autore, ma da lui medesimo dedicato a Lodovico Domcnichi. XXII. A questi scrittori di antichità numismatiche dovrebbesi aggiugnere Fulvio Orsini, dal cui Museo si ebbero nel *5']'/ le famiglie