Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/138

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1LIBRO italiana, cc ne fa tesliuifmio la sopraccitata lettera dell’Aretino, in cui nomina la Canzone da lui mandatagli. Ma in questo genere nulla, ch’io sappia, si è veduto alla luce. Altre opere par che avesse egli scritte, che parimente non sono state mai pubblicate; perciocchè Pietro Galesini, scrivendo da Milano nel 1567 al Cardinal Sirleto, dice: Ricordomi, che V. S. Illustrissima più volte ragionando con esso mi ha detto, che aveva notizia, che Don Chrisostomo Zanchi fratello di D. Basilio, scrivea, et cose di momento, onde dopo che sono qui sempre ho cercato di venire in cognizione, et finalmente mi sono capitate alle mani. Supplicola per tanto, che sia servita di dirmene il parer suo, ec. (Pogian. Epist. t. 4, p. 335). E forse erano queste alcune di quelle che a lui si attribuiscono dal Calvi (Scena lett di Scritt. bergam par. 1, p. 249). XXXI. Con miglior critica e con più saggio discernimento scrissero sull’ argomento medesimo, pochi anni dopo il Zanchi, Gaudenzo Merula e Bonaventura Castiglione; e amendue impugnarono le opinioni da lui sostenute, e si fecer beffe delle autorità da lui.addotte; il primo più apertamente e con qualche insulto; più modestamente il secondo, non nominando, ma indicando abbastanza il Zanchi. Il primo era natio di Borgo Lavezzaro nel territorio di Novara, come pruova l’Argelati (BibL Script, mediol. t. 2, pars 2, p. 2132), e fu maestro di belle lettere in Abbiategrasso nel territorio di Milano, in Vigevano e in Milano; del che, oltre le pruove addotte dal dello